Standing ovation del pubblico del Festival di Sanremo alla presentazione del suo “Giulietta e Romeo”.Riccardo Cocciante, accantonato momentaneamente il ruolo di cantautore, sale sul palco dell'Ariston nella nuova veste di compositore. Dopo il successo mondiale di “Notre Dame de Paris”, applaudito da oltre quindici milioni di spettatori, Cocciante rende omaggio ai novellisti italiani musicando odio e amore tra le famiglie Montecchi e Capuleti.
“Giulietta e Romeo” è un'opera popolare, composta a quattro mani. Pasquale Panella ha scritto i versi, Lei la musica. Com'è lavorare con Lui? «Siamo sicuramente due persone diverse, ma questo più che un limite è stata una fortuna. La nostra dissonanza ha arricchito la composizione, il tono su tono non avrebbe prodotto nulla mentre il contrasto ha dato vita a una speciale armonia. Per ottenere qualcosa di valido devo essere pizzicato, Pasquale ha saputo toccare le giuste corde».
Rispetto al dramma di Shakespeare ci sono due novità: il titolo e la scena finale...«Si, in realtà ce ne sarebbe una terza: il linguaggio, molto più vicino al nostro. Il titolo è fedele alla versione originale dei novellisti italiani, primi ideatori dell'opera. In inglese è stato mutato in “Romeo and Juliet” forse per ragioni di pronuncia.Quanto al finale, ho deciso di modificarlo per renderlo più credibile. La morte di Giulietta con una pugnalata al petto, ai nostri giorni, sarebbe troppo anacronistica».
“Notre Dame de Paris” e “Le Petit Prince” sono scritti in francese, “Giulietta e Romeo” in italiano. Vuole rendere omaggio alle sue due realtà? «Possiamo dire di si. Sono nato in Vietnam da padre italiano e madre francese, queste due parti hanno sempre convissuto in me. Francia e Italia sono paesi molto simili uniti da una grande cultura. Cercavo il modo per esprimere questa dualità e l'ho finalmente trovato».
Giulietta e Romeo mette in scena una grande storia d'amore e d'odio...«Questo lavoro così come “Notre Dame de Paris” ha un forte rimando al sociale. Nell'opera di Victor Hugo ho cercato di evidenziare il tema della diversità, in quella di Shakespeare ho messo l'accento sull'odio. La nostra società è intrisa di questo sentimento, basti pensare alle guerre religiose, alle discriminazioni, alle lotte fra tifoserie. L'avversità tra le famiglie Capuleti e Montecchi costringe lo spettatore a riflettere sulla vita attuale e a porsi una domanda: “Si deve ancora morire per amore?“».
Sanremo ha perso ascolti, la Bertè è stata accusata di plagio, tutti parlano ormai di kermesse in declino. Lei cosa ne pensa?«Scandali, scandali, scandali, come li amiamo! Critici, pubblico e giornalisti prestano troppa attenzione ai pettegolezzi, le canzoni e gli artisti passano ormai in secondo piano. Lo trovo sbagliato».
Due tappe in Liguria per “Giulietta e Romeo”. A Sanremo in occasione del Festival e a Genova, al teatro Politeama dal 4 al 6 aprile. Com'è stato l'impatto con il pubblico genovese? «Positivo. Sono venuto spesso a Genova, passando anche dal Politeama.E' un pubblico attento, colto, pronto a recepire. Anche in questo caso si è dimostrato all'altezza».
L’ultimo tour in Italia risale al 1998: quando la rivedremo nelle vesti di cantautore?«Mi sento un po’ colpevole verso il pubblico, ma sto dietro a mille cose e non riesco a concentrarmi come dovrei. Si tratterebbe di un ritorno al passato e, al momento, non mi viene tanto naturale. Lo farò quando ne sentirò il bisogno impellente».
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