GUIDA LOCALI INCONTRA STEFANO TEMPESTI:
Da sportivo ha vinto tutto. Ma proprio tutto. Un elenco di trofei e riconoscimenti che non basterebbero intere rubriche. Per chi ama la pallanuoto, ma anche per chi segue lo sport più in generale, Stefano Tempesti è un nume tutelare. Una leggenda. Lui sorride e, con il suo spiccato accento toscano, cerca sempre di sdrammatizzare: “Quando ti dicono che sei un mito, vuol dire che sei sul viale del tramonto. Però io, anche all’età di 39 anni, ci metto impegno come se fosse il mio primo giorno. La pallanuoto è la mia vita, il mio lavoro. Sinché avrò le forze, andrò avanti. Per il momento non ho mai pensato di fermarmi, né ho riflettuto su cosa farò dopo”. Stefano, un ragazzone alto più di due metri, è uno dei simboli della Pro Recco, società nella quale milita da ben sedici anni, e della Nazionale. Tra i suoi trionfi principali, ci sono tredici scudetti, dodici Coppa Italia, cinque Champions League LEN, altrettante Supercoppa LEN, un argento e un bronzo, rispettivamente alle Olimpiadi di Londra 2012 e di Rio de Janeiro 2016. Più un’altra valanga di titoli e premi a livello personale. “Ultimamente, fioccano quelli alla carriera, continua a scherzare Tempesti, che ha la simpatia e spontaneità tipica dei toscani, io me li prendo e ringrazio. Certo, so di essere conosciuto e, spero, anche tanto amato. So di essere un simbolo per tanti ragazzi e sportivi. Ma un tempo vivevo questo aspetto con maggior ‘peso’, mentre oggi lo faccio con serenità. Quando sei più maturo, tutto è più semplice. Non conto più, ormai, le calottine d’oro”.
Si sente un po’ il Buffon o il Totti della pallanuoto?
“Sono paragoni che fanno in tanti. In effetti, delle convergenze ci sono. Io mi alleno tantissimo, come devono fare tutti i giocatori. Anche Totti e Buffon, che sono dei campioni, hanno sempre dato il massimo. Praticamente, sto in piscina tutto il giorno”.
Com’è la sua giornata tipo?
“Mi alzo alla mattina intorno alle sette. Accompagno i miei figli a scuola, poi inizio gli allenamenti. Sono sempre molto duri, impegnativi e faticosi. Man mano che passano gli anni, ci si allena sempre più intensamente. Il livello fisico richiesto aumenta. La fisicità nello sport è aumentata notevolmente. Arrivo alla sera a casa che sono distrutto. Sto con la mia famiglia più che posso, in tutto il tempo libero che ho”.
Non fa vita mondana?
“Non più. L’ho fatta per tanti anni, ora basta. Esco raramente, quasi sempre con moglie e figli. Sono fiero di essere papà, non tornerei indietro per nulla al mondo. Nella vita si cresce e si cambia. Questa fase della vita la trovo stupenda. Da ragazzo, invece, mi piaceva moltissimo uscire e frequentare le discoteche. Sempre però in maniera consapevole, senza sballare. Perché prima di tutto mi sento e mi sono sempre sentito un atleta”.
Una gelateria di Recco le ha dedicato un gusto.
“E’ la gelateria che sta sotto casa mia. Un grande amico, oltre che un ottimo mastro gelataio. A Davide piace sperimentare, inventare sempre cose nuove. Io faccio volentieri da cavia, da assaggiatore. Intanto poi vado in piscina e brucio tutti i grassi! Qualche tempo fa, mi ha proposto un nuovo gusto: ricotta del pastore, pinoli tostati e marmellata di fichi. Un qualcosa di eccezionale. Poi, ha aggiunto un goccio di rhum e siamo arrivati all’apoteosi. Quando mi ha chiesto come chiamare questo gusto, ho risposto senza nessun dubbio: chiamalo Tempesti! E così ha fatto”.
Le piace più il dolce o il salato?
“Direi il dolce. Ma anche certo salato in Liguria non è affatto male. Io sono un grande cultore dei primi: pasta al pesto, pansoti al sugo di noce. E poi, ovviamente, la focaccia al formaggio”.
Tutto lascia pensare che resterà a Recco, anche quando smetterà di giocare.
“Possiedo casa a Firenze. Ma sì, credo proprio che la mia famiglia ed io resteremo a Recco. Qui c’è un clima stupendo. Una qualità di vita altissima. E poi sono benvoluto da tutti”.
Come le piace vestirsi?
“Un tempo mi piaceva mettermi un po’ più elegante. Ora, con il passare degli anni, preferisco essere più easy. Direi sportivo, ma sempre con cura. Ci tengo molto all’aspetto fisico e a come ci si presenta in pubblico. Quindi, anche il casual deve avere una sua logica”.
Intervista by Alberto Bruzzone