Una sola voce echeggiava all'unisono: “Vasco, Vasco”. Un clima caldo, concitato, quasi febbricitante quello che ha accolto il numero uno del Rock italiano all'incontro pubblico di Santa Margherita.
Un'esplosione del delirio al suo arrivo, fans in visibilio, non si riesce a distinguere l'auto dalle persone, praticamente divenuti una cosa sola.
Maglietta bianca, jeans, gli immancabili occhiali da sole, questo il look del beniamino di milioni di giovani che ne imitano lo stile e che sognano al suono delle sue canzoni.
In quest'occasione Vasco non canta, si racconta, lo fa davanti a un folto pubblico e accanto a una donna che oltre a essere sua grande amica è famosa per aver tradotto la beat-generation: Fernanda Pivano.
E' per lei che il Blasco si trova a Santa Margherita, per ritirare la targa Fernanda Pivano, premio destinato a personaggi dello spettacolo che hanno sottolineato nelle loro opere i valori di libertà e pace.
E come non concederlo a chi ha scritto versi come “Liberi liberi siamo noi però liberi da che cosa, chissà cos'è, chissà cos'è” (n.d.r. Liberi Liberi), o come “Si può spegnere ogni tanto il pensiero, smettere almeno di crederci per davvero, e non essere più schiavi per lo meno, di un'idea come di un'altra di un mistero” (n.d.r. Buoni o cattivi). «La Nanda è un mito» inizia con queste parole il discorso di Vasco e la Pivano si commuove. Dialoga col pubblico, lo fa in maniera schietta, disinvolta, non si vergogna neanche quando ammette il suo esaurimento nervoso, i suoi momenti di depressione, spiegando a cosa si sia ispirato scrivendo “Jenny è pazza”.
Come in una favola c'è il “C'era una volta” e quello di Vasco parte dalla radio.
La radiofonia italiana ha da poco compiuto trentanni, nel 1974 nasce la pima emittente, Radio Bologna, e nel 1975 nasce Punto Radio, una radio libera di cui Vasco era il responsabile legale, ma non solo. Vasco Rossi, era uno dei ragazzi che si alternavano nella conduzione delle trasmissioni, le quali, per la prima volta, portavano i microfoni in strada per chiedere alla gente cosa ne pensava di questo o quel tema. Così, in presa diretta, senza filtri. Vasco e i suoi compagni di avventura erano anche fra i pochi a trasmettere e promuovere la musica alternativa di quegli anni: King Crimson, i Boston, Bruce Springsteen, oppure i Sex Pistols, Clash, Lou Reed. Nomi che ora fanno rima con leggenda, ma che allora erano semplicemente rockettari semi-sconosciuti.
«La Liguria mi ha portato fortuna» così ha risposto quando gliel'abbiamo chiesto. I motivi della sua risposta sono essenzialmente due. Il 19 settembre del '76, ad Alassio, si tenne la finalissima di un concorso indetto da "Onda tv" in cui il pubblico votava la sua radio preferita. Vinse Punto Radio, davanti alla diretta concorrente BBC, di Bologna, in cui militavano Red Ronnie e Bonvi. Il secondo è noto a tutti, nel 1982 Vasco partecipa al Festival di Sanremo con la canzone “Vado al Massimo” si classificherà ultimo. L'anno seguente ci riprova e si presenta con la canzone “Vita Spericolata”, con la quale arriva penultimo. La vita è strana, questo è certo, e proprio l'insuccesso lo porta in vetta a tutte le classifiche. Non si dimentica degli amici, di chi ha condiviso con lui gioie e dolori di una lunga carriera musicale.
«Un compagno, il compagno per eccellenza è stato Massimo Riva».
Chitarrista storico di Vasco Rossi, oltre ad aver suonato nei suoi concerti, ha partecipato attivamente alla stesura della musica e dei testi di alcune canzoni del Blasco, tra cui “Vivere”, “Voglio andare al mare”, “Stupendo”, “Non mi va”, “Un gran bel film” e “Perché non piangi per me” (scritta interamente da lui e inserita come omaggio da Vasco nell'album Stupido Hotel). Massimo non c'è più dal 1999, se n'è andato cercando la felicità in ciò che lo ha portato alla morte. Abbiamo chiesto a Vasco quanto gli manchi Massimo Riva, tra la commozione è riuscito solo a dire «Moltissimo».

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